Il Català Futbol Club (o Català Sport Club) fu la prima squadra di calcio fondata a Barcellona. Questa società fu infatti fondata il 21 ottobre del 1899 nel Gimnasio Tolosa, da Jaume Vila i Capdevila. Jaume Vila fu il primo presidente, Victor Paniagua segretario, Miquel Valdés tesoriere, Manuel Mir capitano e Guillem Busquets vicecapitano. Questa società giocava le sue partite casalinghe al Velodromo della Bonanova (come anche il Barça per un certo periodo) e i suoi colori erano il bianco e il blu. Il Català FC nacque per promuovere lo sport a livello locale e tra le sue fila ammetteva solo giocatori catalani. Questa politica impedì allo svizzero Hans Gamper di entrare in squadra e lo "costrinse" a fondare il FC Barcelona a poche settimane di distanza dal "gran rifiuto" (ovviamente fin dalla fondazione il Barça accettò i giocatori stranieri). Così all'inizio del XX secolo Barça e Català vissero un periodo di grande rivalità, dovuta soprattutto al fatto che entrambe sostenevano di essere la prima società calcistica della città per nascita. La polemica fu poi risolta a favore del FC Barcelona, iscrittosi per primo al Registro Civil, cosa che lo rendeva ufficialmente più anziano dei suoi rivali bianco-blù.
A volte basta un piccolo pezzo di carta per cambiare la storia di una città, di un paese intero per quanto piccolo possa essere. Il 22 ottobre del 1899 il cittadino svizzero Hans Gamper pubblicò sul giornale "Los Deportes" una piccola nota con la quale cercava giocatori per fondare una società che poco più di un mese dopo avrebbe preso il nome di F.C. Barcelona.
Così il 29 novembre 1899 lo stesso Gamper fondò il Barça insieme a 11 entusiasti praticanti il gioco del "football", sport all'epoca quasi sconosciuto: tra i fondatori del club c'erano sei spagnoli, due svizzeri e un tedesco e la prima presidenza toccò a Walter Wild, il socio più anziano tra i presenti. Alla fine dei primi dieci anni di vita il club ottenne i suoi primi successi conquistando la Coppa di Spagna e la Coppa dei Pirenei.
Negli anni '10 del XX secolo il Barça compì il primo gran salto dal punto di vista sportivo e sociale: vinse infatti due volte la Coppa di Spagna e due volte la Coppa dei Pirenei arrivando a contare 3.000 soci e convertendosi in una delle società più popolari di tutta la Catalogna. Sempre in questi anni divenne di larga diffusione uno dei soprannomi usati ancora oggi per indicare i tifosi del Barça: culés. La società giocava le partite casalinghe al campo del Carrer Industria, sempre tutto esaurito, e dalla strada si potevano vedere, di schiena, i tifosi seduti sulle gradinate di legno; siccome dalla strada quello che si vedeva era una lunga fila di sederi, i tifosi furono ribattezzati culés.
Gli anni 20 passarono alla storia come il primo decennio d'oro del club. I soci passarono da 3.000 a 11.000 e nel 1922 venne inaugurato il primo grande stadio di proprietà dei blaugrana con una capienza di 30.000 spettatori: "Les Corts".
In questa medesima decade il F.C. Barcelona vinse per ben quattro volte la Coppa di Spagna e, nel 1929, la prima Liga spagnola della storia. Da un punto di vista negativo evento cruciale del decennio fu l'episodio accaduto nel 1925 quando il governo del dittatore Primo de Rivera decise di chiudere lo stadio di "Les Corts" per sei mesi e obbligò il presidente-fondatore Hans Gamper a dimettersi a causa dei fischi riservati dal pubblico blaugrana alla Marcia Reale (inno nazionale spagnolo) nei minuti precedenti l'inizio di una partita. Sempre negli anni '20 di questo secolo il club accentuò il suo carattere polideportivo creando le sezioni di hockey su prato, basket e rugby.
Gli anni '30 furono invece quelli della grande crisi. Il decennio si aprì con il suicidio di Hans Gamper, probabilmente legato alla catastrofica situazione economica in cui fu coinvolto dopo il crollo della borsa di Wall Street del 1929.
In seguito, con l'avvento della seconda repubblica ci fu un calo del numero dei soci di certo aggravato dallo scoppio della guerra civile spagnola nel 1936, anno in cui il presidente barcelonista Josep Sunyol, uomo politico catalano legato al partito Esquerra Republicana de Catalunya, venne fucilato dalle truppe franchiste presso la Sierra de Guadarrama. Il club termino questo decennio con soli 2.500 soci.
Lentamente negli anni '40 il club cominciò a superare la crisi che lo affliggeva sia dal punto di vista sportivo, sia dal punto di vista sociale. Subito dopo la guerra civile il regime franchista prese il controllo diretto del club imponendo alla presidenza solo uomini "graditi" alle alte sfere del potere politico, lo costrinse a cambiare la propria denominazione da F.C Barcelona per la versione più spagnola di Barcelona Club de Fùtbol (dal 1940) modificando anche lo stemma ufficiale (privato delle 4 barre della bandiera catalana) e avviando una spagnolizzazione coatta dell'entità perpetrata con l'eliminazione di ogni catalanismo e di ogni anglicismo.
Dal punto di vista sportivo il periodo non fu avaro di successi: il Barça conquistò per tre volte la liga spagnola , una volta la Coppa di Spagna e due volte la Coppa Eva Duarte. In questo stesso periodo nacquero due nuove sezioni della polisportiva: quella di hockey su pattini e quella di pallamano. Grazie ai successi e all'aumento della massa sociale del club il Barça potè festeggiare i suoi primi anni di vita nel 1949 con un totale di 25.000 soci.
Gli anni '50 furono una delle migliori epoche della storia blaugrana. L'arrivo a Les Corts di Ladislao Kubala nel 1950 fu la pietra angolare sulla quale venne costruita la squadra che nel giro di 10 anni vinse 3 campionati, 5 Coppe di Spagna, 4 Coppe Eva Duarte, 3 Coppe Duward, 1 Coppa Latina (antesignana della Coppa dei Campioni), 2 Coppe Martini e Rossi e una Coppa del Mondo per Club.
Intanto il numero dei soci superò le 38.000 unità e a questo punto, malgrado gli ampliamenti realizzati nel corso degli anni, il campo di "Les Corts" iniziò a risultare troppo piccolo rispetto al numero di culés desiderosi di riempirlo a ogni partita e così a metà del decennio il presidente Montal decise di far costruire un nuovo stadio, più nuovo e moderno (il Camp Nou venne inaugurato nel settembre del 1957).
Da segnalare nel 1953 le prime elezioni democratiche per eleggere il presidente del club (riservate però solo ai soci maschi) e, quello stesso anno, il noto "affare" Di Stefano.
Dopo i trionfali anni '50, forse anche a causa della onerosa costruzione del nuovo stadio, il Barça entrò in un lungo periodo di crisi durato per tutti gli anni '60 e per parte degli anni ''70.
Nel primo di questi due decenni, malgrado la crisi di gioco e risultati, i blaugrana vinsero due volte la Coppa di Spagna e due volte la Coppa delle Fiere (che di lì a poco avrebbe preso il nome più conosciuto di Coppa U.E.F.A.) titoli che non poterono affatto compensare la società e la tifoseria per la grande delusione patita nella finale di Coppa dei Campioni, dove il Barça (autore di una cavalcata trionfale nei turni precedenti e in grado di eliminare il 5 volte campione Real Madrid) venne sconfitto per 3 a 2 a Berna dal Benfica aiutato dai tre legni colpiti dagli azulgrana e da qualche errore di troppo del numero 1 Ramallets.
Queste le due formazioni scese in campo:
BENFICA: Costa Pereira, Mario Joao, Angelo Martins, José Neto, Germano, Cruz, José Augusto, Joaquim Santana, José Aguas, Coluna, Cavém. All. Guttman
F.C.BARCELONA: Ramallets, Foncho, Gensana, Gracia, Vergés, Garay, Kubala, Kocsis, Evaristo, Luis Suarez, Czibor. All: Orizaola.
RETI: 20' Kocsis (B), 30' Aguas (Be), 31' Ramallets aut. (Be), 54' Coluna (Be), 75' Czibor (B).
In seguito a questa finale Luis Suarez abbandonò la squadra per trasferirsi all'Inter, squadra con la quale riuscì a vincere due volte la Coppa dei Campioni. Malgrado i pochi successi sportivi in questi anni la massa sociale del club crebbe considerevolmente passando da 39.000 a 55.000 unità nel giro di 10 anni.
Negli anni '70 continuò inarrestabile l'aumento del numero dei soci (a fine decennio erano ormai 80.000) mentre dal punto di vista sportivo la squadra andò incontro ad una epoca di rinascita, anche grazie alla apertura della federazione calcio spagnola al tesseramento di giocatori stranieri. Nel 1973 il Barça riuscì a vestire di blaugrana il più forte di tutti, Johan Cruijff, cui seguirono tanti altri ottimi giocatori: Johan Neeskens, Hugo Cholo Sotil, Hansi Krankl e Allan Simonsen. In questa decade la squadra vinse una Liga spagnola (al primo anno dell'era Cruijff), la definizione definitiva della Coppa delle Fiere contro il Leeds United nel 1971, e la prima delle Coppe nel 1979 a Basilea contro il Fortuna Dusseldorf dove si recarono a seguire la squadra 25.000 sostenitori culés.
Queste le formazioni scese in campo in Svizzera:
FORTUNA DUSSELDORF: Daniel, Baltes, Zewe, Zimmerman, Brei, Kohnen, Schmitz, Bommer,
Thomas Allofs, Klaus Allofs, Seel. All: Tippenhauer.
F.C. BARCELONA: Artola, Zuviria, Migueli, Costas, Albaladejo, Sanchez, Neeskens, Asensi, Rexach, Krankl, Carrasco. All: Rifé.
RETI: 5' Sanchez (B), 8' Allofc (F), 34' Asensi (B), 41' Seel (F), 104' Rexach (B), 111' Krankl (F).
Nel 1978 venne eletto presidente Josep lluìs Núñez in carica per i vent'anni successivi.
Con il cambio di presidente iniziò per il Barça un decennio di grandi investimenti realizzati per portare nella capitale catalana i migliori stranieri dell'epoca, assi del pallone come Schuster, Lineker e, soprattutto, Diego Armando Maradona. Malgrado le spese sostenute fino al 1988 il club ottenne scarsi risultati in ambito nazionale (dove vinse solo una Liga, tre Coppe del Re e una Supercoppa di Spagna) a causa dello strapotere delle squadre basche del Athletic Bilbao e della Real Sociedad cui poi fece seguito un quienquennio d'oro del Real Madrid (dal 1986 al 1990). Più lusinghieri i risultati ottenuti in ambito internazionale con la seconda meritatissima Coppa delle Coppe strappata ai belgi dello Standard Liegi nel 1982 e grazie ad una gloriosa cavalcata nella Coppa dei Campioni del 1986, purtroppo terminata con una sconfitta di fronte ai modesti (sulla carta) rumeni della Steaua Bucarest.
Nella Coppa delle Coppe 1982 il Barça ebbe incontrò qualche difficoltà solamente in semifinale contro gli inglesi del Tottenham, superati grazie ad un pari esterno cui fece seguito una vittoria interna di misura (1 a 0). Nella finale giocata al Nou Camp di fronte a più di 100.000 spettatori i blaugrana si imposero per 2 a 1, in rimonta sui belgi dello Standard grazie alle due reti di Enrique Castro Quini.
Tre anni dopo, grazie ad una Liga vinta nella stagione 1984-85 soprattutto per merito del tecnico inglese Terry Venables, i blaugrana tornarono a disputare dopo più di dieci anni la Coppa dei Campioni.
Quella edizione si caratterizzò per la presenza di due squadre italiane (Hellas Verona e Juventus) e per il fatto che la finale si sarebbe giocata a Sevilla.
Consci di avere una importante chance di giocare una finale del massimo torneo continentale quasi in casa i blaugrana diedero vita ad un ruolino di marcia di tutto rispetto e con gli occhi puntati alla finale andalusa. Superati di misura i cekoslovacchi dello Sparta Praha al primo turno, agli ottavi l'ostacolo sembrò essere decisamente più impegnativo: Eppure malgrado una sconfitta esterna per 3 a 1 a Oporto nella gara di ritorno i lusitani furono superati grazie al due a zero della gara di andata.
Nei quarti toccarono i campioni in carica della Juventus superati in casa grazie alla rete di Julio Alberto e annullati (1 a 1) nella gara di Torino dove al vantaggio di Archibald rispose il francese Platini.
In semifinale la gara di andata a Goteborg sembrò compromettere i sogni di gloria con i biancoblu dell'IFK che si imposero con un secco 3 a 0; invece nella gara di ritorno i giocatori blaugrana seppero impattare la situazione concludendo tempi regolamentari e supplementari sul 3 a 0 (hattrick di Pichi Alonso!) e con una super prestazione del numero 1 Urruti.
Queste le formazioni scese in campo a Siviglia il 7 maggio 1986:
F.C. BARCELONA: Urruti, Gerardo, Migueli, Julio Alberto, Vìctor, Alexanko, Carrasco, Schuster, Pedraza, Archibald, Alonso. All: Venables.
STEAUA BUCAREST: Duckadam, Iovan, Barbulescu, Bumbescu, Balan, Belodedici, Lacatus, Majearu, Piturca, Balint, Boloni. All: Jenei.
Incapaci di superare la diga difensiva rumena i catalani si giocarono la coppa dalle grandi orecchie con i tiri dagli undici metri ma , incredibilmente, tutti e quattro i giocatori del Barça (Alexanko, Pedraza, Pichi Alonso, Marcos) sbagliarono consegnando alla Steaua la vittoria.
Dopo un simile tracollo sportivo inevitabili furono gli strascichi che portarono, nella stagione successiva, ad un muro contro muro i giocatori da una parte e il presidente dall'altra. Per superare questa fase la dirigenza del Barça decise di puntare su Johan Cruijff, questa volta come allenatore.
A livello generale il decennio fu caratterizzato dal superamento del tetto di 100.000 soci, da una rivitalizzazione economica delle casse del club e dai successi nazionali e internazionali delle sezioni di basket, pallamano e hockey su pattini.
La storia si ripete. Come accaduto nel 1973 quando Cruijff aveva cambiato la storia del club da giocatore lo stesso fece da allenatore a partire dall'estate del 1987. Eliminati i giocatori più ribelli e invisi alla presidenza (soprattutto gli "anziani" Calderé e Julio Alberto) Johan rivoluzionò per sempre il gioco del Barça dandogli un suo "stile", da quell'anno vero e proprio marchio di fabbrica del club. Salvata la stagione 1987/88 con la conquista della Coppa di Spagna ai danni della Real Sociedad, il Barcellona ridivenne protagonista l'anno successivo, quando ormai la tattica e gli schemi di Cruijff erano ormai metabolizzati da titolari e riserve: in questa "temporada" il Barça chiuse la Liga al secondo posto e con molte proteste per i molti "errori" arbitrali commessi dalle terne in favore del Real Madrid di Hugo Sanchez. La stagione venne comunque incorniciata dalla conquista della terza Coppa delle Coppe a Berna contro la temibile Sampdoria di Vialli e Mancini sconfitta con un netto 2 a 0.
Il 10 maggio 1989 scesero in campo:
F.C. BARCELONA: Zubizarreta, Ortega, Alexanko, Aloisio, Amor, Milla, Eusebio, Roberto, Salinas, Lineker, Beguiristain. All: Cruijff.
U.C. SAMPDORIA: Pagliuca, Mannini, Lanna, Pari, Pellegrini, Victor, Salsano, Cerezo, Dossena, Vialli, Mancini. All: Boskov.
RETI: 4' Salinas, '80 Rekarte.
Dopo una stagione di transizione salvata dalla conquista dell'ennesima Coppa di Spagna in una bellissima finale al Mestalla di Valencia (2 a 0 sul Madrid), incominciò un quinquennio di successi per il tecnico olandese e i suoi uomini, giustamente passati alla storia con il nome di Dream Team per il gioco offensivo espresso da calciatori come Bakero, Ferrer, Laudrup, Stoichkov, Koeman, Guardiola e, per la sola stagione 1993/94, Romario.
Dal 1991 al 1994 la squadra vinse quattro volte di fila la Liga, tre Supercoppe di Spagna, una Coppa di Spagna, una Supercoppa d'Europa e, finalmente, la prima desideratissima Coppa dei Campioni il 20 maggio 1992 nuovamente contro la Sampdoria.
L'edizione della Coppa dei Campioni 1991/92 fu tutt'altro che facile per il Barça, non solo per quanto riguarda la finale ma anche nei turni precedenti i gironi precedenti l'ultimo atto di Londra.
Avversari decisamente tosti furono i tedeschi del Kaiserslautern che battuti 2 a 0 al Camp Nou capovolsero la situazione al ritorno con un secco 3 a 0 ottenendo la qualificazione...fino a pochi secondi dalla fine quando José Mari Bakero con un colpo di testa impossibile regalò la qualificazione ai blaugrana.Superato il girone successivo al primo posto il Barcellona ottenne il pass per la finalissima trovando ad aspettarla la Sampdoria campione d'Italia 1990/91.
Queste le formazioni scese in campo a Wembley:
U.C. SAMPDORIA: Pagliuca, Mannini, Katanec, Pari, Vierchowod, Lanna, Lombardo, Cerezo, Vialli, Mancini, Bonetti. All: Boskov.
F.C. BARCELONA: Zubizarreta, Nando, Ferrer, Koeman, Juan Carlos, Bakero, Salinas, Stoichkov,
Laudrup, Guardiola, Sacristan.
RETE: 112' Koeman (B).
Dopo due tempi regolamentari con grandi occasioni da entrambe le parti i 22 giocatori andarono ai supplementari e tra i catalani iniziava a serpeggiare la paura che ancora una volta il massimo trofeo continentale potesse nuovamente sfuggire.
Poi a 8 minuti dalla fine del secondo tempo supplementare Koeman approfittò al meglio di una punizione dal limite segnando una punizione dal limite e regalandoci la coppa sognata così a lungo.
Sempre di questi anni il 5 a 0 casalingo inflitto alle merengues del Real Madrid con un hattrick di Romario nel 1993/94. Purtroppo in questa stessa stagione il Barça subì una delle sconfitte più pesanti e dolorose della sua storia subendo un netto 4 a 0 ad Atene nella finale di Champions League contro il Milan. Dopo questa disfatta e malgrado una stagione comunque terminata con la conquista della quarta Liga consecutiva, molti giocatori lasciarono il Dream Team di Cruijff: Zubizarreta, Laudrup, Goikoetxea e Salinas prima dell'inizio della stagione 1994/95 e Stoichkov, Koeman e Romario prima della fine di quella stessa stagione. Johan Cruijff cercò di rifare quanto aveva fatto all'inizio degli anni '80, cioé costruire una nuova squadra di campioni partendo da un blocco di stranieri bravi (Prosinecki, Kodro, Popescu e Figo) uniti ad alcuni giocatori della Cantera come Celades, Roger e De La Penya. I risultati non arrivarono e per la prima volta dal 1988 la squadra non si aggiudicò nessun titolo ufficiale arrivando terza in campionato, perdendo la finale di Coppa di Spagna con l'Atletico Madrid e cadendo nella semifinale di Coppa U.E.F.A. contro il Bayern Monaco. Frustrato per la mancanza di risultati e stanco dei continui scontri verbali il presidente Josep Lluís Núñez esonerò Cruijff a due giornate dalla fine della Liga e le proteste di soci e tifosi non mancarono all'ultima partita giocata dal Barça al Nou Camp nella stagione 1995/96.
L'addio di Cruijff provocò un vero e proprio trauma nel club e Núñez cercò di superare la crisi affidando la squadra ad un uomo di esperienza come Bobby Robson per la stagione 1996/97. Arrivarono al Barcellona volti nuovi come Luis Enrique, Pizzi, Vitor Baia, Couto, Giovanni Silva, Blanc e, soprattutto, l'astro nascente del calcio mondiale: Ronaldo.
Giunto dal PSV Eindhoven il brasiliano fu determinante nella sua breve parentesi blaugrana diventando capocannoniere della Liga con 34 reti e essendo decisivo nella conquista dei tre titoli della stagione: Supercoppa di Spagna, Coppa delle Coppe e Coppa di Spagna. Malgrado un gioco brillante e la conquista di tre titoli Bobby Robson non venne confermato al timone della prima squadra e Núñez decise di mettere sotto contratto l'allenatore olandese Louis Van Gaal mantenendo però l'allenatore in seconda, il portoghese José Mourinho.
Al suo debutto in panchina Van Gaal si ritrovò senza quello che, nella stagione precedente, era stato il trascinatore della squadra: infatti, dopo un lungo tira e molla, Ronaldo scelse di lasciare il Club per trasferirsi all'inter; per contro al Barça arrivarono il portiere olandese Hesp, Reiziger e i due brasiliani Sonny Anderson e Rivaldo.
Malgrado un inizio difficile con una dolorosa sconfitta in Supercoppa di Spagna contro il Real Madrid, la squadra si riprese vincendo la Liga con un buon margine di vantaggio e si aggiudicò anche la Coppa di Spagna e la Supercoppa d'Europa.
La stagione 1998/99, quella dei cento anni del Barcellona, si aprì con le elezione presidenziali che, per la quinta volta consecutiva, finirono con la riconferma del presidente Núñez. A livello calcistico si iniziò in modo rovinoso perdendo nuovamente la Supercoppa di Spagna, stavolta contro il Mallorca, uscendo nei gironi di Champions per i cattivi risultati contro Bayer Monaco e Manchester United (poi finaliste di questa edizione) e uscendo dalla Coppa di Spagna ai quarti di finale. Per cercare di cambiare la situazione, all'inizio del 1999 la società decise di correre ai ripari acquistando due giocatori di sicuro rendimento: i fratelli olandesi Frank e Ronald De Boer. Nel frattempo a fine novembre 1998 cominciarono le celebrazioni per i primi 100 anni della società (poi culminati con l'amichevole disputata nell'aprile del 1999 tra Barcellona e Brasile e terminato 2 a 2) concretizzati da eventi significativi come la partita ricordo organizzata per Johan Cruijff e tutti gli uomini del Dream Team di inizio anni '90.
Alla fine di quella stagione e con tre giornate di anticipo il Barça si laureò campione di Spagna sul campo del Deportivo Alaves.
La stagione 1999/2000 fu l'ultima di Núñez come presidente e terminò anche con le dimissioni di Louis Van Gaal.
Le elezioni del luglio 2000, oltre a segnare la fine dell'era Núñez, decretarono l'avvento alla presidenza di Joan Gaspart, impresario nel settore degli hotel e fino a quel momento vicepresidente del Barça. Con lui alla guida della massima entità catalana il Club visse un'epoca di cattiva gestione e di pessimi risultati sportivi iniziati con la cessione, proprio nell'estate del 2000, del capitano azulgrana Luis Figo agli eterni rivali del Real Madrid. Figo, fino a quel momento capitano e bandiera per eccellenza, venne considerato un traditore da tutti i tifosi culé e "adeguatamente" ricevuto al successivo Barça-Madrid nell'autunno del 2000.
Di fatto per il Barcellona iniziò un lungo lustro senza vincere nemmeno una competizione ufficiale mentre per i bianchi di Madrid, al contrario, si aprì un'epoca particolarmente felice sotto la presidenza di Florentino Perez.
Con i soldi della cessione di Figo, Gaspart tentò di ricostruire subito una grande squadra comprando (e strapagando) giocatori di nome ma non sempre all'altezza della situazione: Petit, Overmars, Alfonso, Gerard, Riquelme e Saviola. Nè Lorenzo Serra Ferrer (già allenatore delle giovanili), nè Carles Rexach riuscirono a dare un gioco dignitoso alla squadra, incappando così nella crescente insoddisfazione di soci e della tifoseria tutta.
Gaspart alla fine e molto a malincuore si vide costretto a richiamare in panchina l'olandese Louis Van Gaal, uomo rigido, poco amato dalla tifoseria e continuamente in rotta di collisione con i media e infine, a fronte dei cattivi risultati sportivi e gestionali, diede le dimissioni a inizio 2003. Durante il suo mandato ebbe comunque il merito di avviare i lavori di costruzione del centro sportivo del Barça a San Joan Despì e di ampliare e migliorare il museo del Barça da quel momento intitolato all'ex presidente Núñez.
La vittoria dell'avvocato catalano Joan La Porta alle elezioni del giugno 2003 portò ad un radicale cambio nella gestione del Club cosa che da un lato portò ad una commercializzazione esasperata del marchio Barça (che continua tuttora) ma che dall'altro rese il Barcellona una delle squadre più amate in ogni angolo del pianeta.
Anche punto di vista sportivo La Porta volle rompere ogni legame con il passato puntando solo su giocatori giovani, forti e motivati come Deco, Eto'o, Iniesta e Ronaldinho che grazie alla guida tecnica dell'olandese Frank Rijkaard vinsero il titolo della Liga dopo un lungo digiuno nella stagione 2004/05.
La successiva stagione 2005/06 fu una delle migliori della storia del Barcellona con la vittoria della Liga e della Champions League. Nella Liga non ci furono rivali per i culès e il campionato fu costellato di partite memorabili come la vittoria per 3 a 0 al Bernabeu contro l'eterno rivale, vittoria salutata addirittura dagli applausi dei sostenitori bianchi. In coppa, superati i gironi, il Barça eliminò Benfica, Chelsea e, in semifinale, il Milan candidandosi così per la finale di Parigi. Il 17 maggio 2006 allo stadio Saint Denis furono queste le formazioni a scendere in campo:
ARSENAL FC: Lehmann, Eboué, Touré, Campbell, Cole, Hleb, Fàbregas, Silva, Pirès, Ljunberg, Henry. All: Wenger
FC BARCELONA: Valdés, Oleguer, Marquez, Puyol, Giò, Edmilson, Deco, Van Bommel, Eto'o, Giuly, Ronaldinho. All: Rijkaard.
RETI: 37' Campbell (A), 76' Eto'o (B), 80' Belletti (B).
Dopo un drammatico primo tempo, terminato con lo svantaggio di un gol malgrado la superiorità numerica, nella ripresa grazie alle parate di Valdés e al provvidenziale ingresso in campo dell'attaccante svedese Larsson, i blaugrana seppero ribaltare il risultato e riportare la Coppa Campioni sulle Ramblas a 14 anni di distanza dalla vittoria di Wembley.
Ad un anno di distanza La Porta prese una decisione che non mancò di suscitare polemiche ed anche proteste da parte dei soci: il presidente fece infatti un accordo con l'UNICEF, impegnandosi a finanziare numerosi interventi solidali nel terzo mondo e a inserire il "brand" UNICEF sulle maglie della prima squadra di calcio ponendo così fine ad una tradizione, quella della "camiseta limpia" che durava dal 1899. Il 7 settembre La Porta si recò a New York per presentare questo accordo all'assemblea dell'ONU e il 12 settembre la scritta UNICEF fece la sua comparsa per la prima volta sulle maglie del Barça (nella gara di Champions League contro i bulgari del Levski Sofia).
Calcisticamente parlando la stagione 2006/07 si concluse senza la conquista di un titolo significativo e questo portò a molte critiche da parte della stampa e dei soci per la gestione dei giocatori più problematici come Ronaldinho e Deco.
La stagione successiva si concluse alla stessa maniera malgrado l'arrivo in blaugrana dell'attaccante francese Thierry Henry e questo portò inevitabilmente all'allontanamento del tecnico Rijkaard e alla cessione di Ronaldinho e Deco rispettivamente al Milan e al Chelsea.
Prima della stagione 2008/09 Josep Guardiola venne nominato, a sorpresa, allenatore della prima squadra. All'inizio le cose non sembravano andare per il verso giusto: il Barça perse all'esordio in Liga sul campo del Numancia, sconfitto per 1 a 0. Malgrado la stecca iniziale lo spogliatoio mantenne la fiducia nel suo nuovo condottiero, capace di mutare in modo radicale il morale di una squadra da tempo in crisi di gioco e risultati.
A partire dal mese di ottobre arrivò una serie di risultati, di vittorie, incredibili per il modo in cui venivano ottenuti: facilmente e con una superiorità schiacciante.
Il primo trofeo dell'era Guardiola arrivò nell'aprile 2009 con la vittoria per 4 a 1 sull'Athletic Bilbao nella finale di Coppa del Re, successo che poche settimane dopo venne bissato con un trionfo nella Liga, accompagnato dal record di punti fatti (99!) e da un largo successo ottenuto al Bernabeu contro il Real Madrid (2 a 6).
A rendere epica la stagione fu però la conquista della terza Coppa dei Campioni nella storia del Club dopo aver superato nei turni precedenti la finale Olympic Lione, Bayern Munchen (senza nessuna difficoltà) e Chelsea (soffrendo molto soprattutto nella gara di ritorno dopo lo 0 a 0 casalingo dell'andata). Il 27 maggio 2009, allo stadio Olimpico di Roma, Barça e Manchester United, dato per favorito, si affrontarono con queste formazioni:
FC BARCELONA: Victor Valdes, Puyol, Touré, Piqué, Silvinho, Busquets, Xavi, Iniesta, Messi, Henry, Eto'o. All. Guardiola.
MANCHESTER UNITED: Van Der Sar, O'Shea, Ferdinand, Vidic, Evra, Anderson, Carrick, Giggs, Park, Rooney, Cristiano Ronaldo. All: Ferguson. RETI: 9' Eto'o (B), 69' Messi (B).
Dopo un inizio difficoltoso il Barça andò in vantaggio con un gol in contropiede firmato dall'uomo d'oro delle finali (Eto'o) e prese da quel momento il controllo del gioco e della partita senza rischiare più nulla e piazzando il colpo del k.o. nella ripresa con un gol di testa (!) di Messi.
Così i blaugrana divennero la prima squadra spagnola a conquistare il triplete (Liga, coppa nazionale e Champions League) nonche quinta squadra a realizzarlo insieme a Celtic (1967), Ajax (1972), PSV (1988), Manchester United (1999).
La stagione 2009/10 iniziò con la cessione di Samuel Eto'o all'Inter e con l'arrivo in blaugrana dello svedese Zlatan Ibrahimovic e con le vittorie agostane sia nella Supercoppa di Spagna, sia nella Supercoppa d'Europa ma fu necessario attendere la vittoria pre natalizia del mondiale per club per poter iniziare a parlare del Barça "delle 6 coppe", unica squadra ad aver vinto in un anno tutte le competizioni ufficiali possibili. Quest'ultimo titolo fu conquistato ad Abu Dhabi nel mondiale per club in una tirata finale vinta per 2 a 1 contro l'Estudiantes argentino.