"...E finalmente qualcuno ha cacciato la fottuta palla in rete

proprio sotto la curva... Non ricordo nessun altro momento

  di così totale promiscuità sulla gradinata...la gente stava

ruzzolando ovunque in enormi abbracci collettivi"...

(Tim Parks, Questa pazza fede)

 

Il Quadrilatero, una storia piemontese

Testo di Luca Rolandi dedicato alle squadre del Quadrilatero piemontese

Tra gli anni '10 e '20 del secolo scorso il calcio italiano più aggressivo, spregiudicato e all'avanguardia si gioca in un fazzoletto di terra racchiuso da una figura geometrica, un quadrilatero, che eredita il proprio nome dal più storico e famoso quadrilatero formato dalle fortezze austro-ungariche presenti in Lombardia durante le guerre di indipendenza e ha i suoi vertici nelle città di Vercelli, Casale Monferrato, Alessandria e Novara. Questo calcio vincente non è legato alle grandi vittorie di Juve e Toro che sono ancora di là da venire, bensì grazie alle quattro squadre del Piemonte orientale che tra il 1912 e il 1929 danno vita ad un ciclo vincente e spettacolare. Già all'epoca dei fatti il quadrilatero entra molto a fondo nell'immaginario collettivo, al punto che il famoso giornalista e disegnatore Carlo Bergoglio idea dei nuovi simboli da unire agli stemmi storici delle squadre del quadrilatero: così i vercellesi vengono per la prima volta accostati a dei leoni, gli alessandrini a degli orsi e i casalesi a dei cinghiali.

Secondo vari storici la rivalità tra queste quattro squadre è un misto di ragioni storiche, campanilismo tra città vicine ma anche frutto di fatti e rivalità meramente pedatorie. Per esempio pare che tra Vercelli e Casale pare che la rivalità affondi le sue radici nel fatto che durante il Medioevo veniva messo in palio il galletto di Sant'Andrea, lo stesso che ancora oggi campeggia sul campanile sinistro della Basilica di Vercelli.

Sta di fatto che negli anni '10 e '20 del secolo scorso il quadrilatero, anche grazie all'assenza di un vero professionismo, limita il calcio delle grandi metropoli legate al triangolo industriale (Torino, Milano e Genova). Dice al riguardo Giancarlo Ramezzana (grande storico del calcio casalese): "Il quadrilatero composto da Pro Vercelli, Casale, Alessandria e Novara tenne in piedi per lungo tempo le fortune del Piemonte provinciale e ne divenne manifesto delle rivendicazioni dei piccoli contro i grandi club arrivando a raggiungere fasti nazionali tanto da essere considerato una pietra basilare per l'affermazione del gioco del calcio in Italia". Da questa zona della regione emergono campioni in grado di imporsi dapprima in Italia, poi in Europa e nel mondo intero e pur non essendo possibile citarli tutti qui è doveroso menzionare personaggi come Reynaudi, Meneghetti, Baloncieri, Banchero, Ferrari, Rava, Barbesino, Caligaris, Piola, Rosetta, Ardissone, Ara e i fratelli Milano.

Ai giorni nostri salta subito all'occhio la differenza tra il calcio dei nostri tempi e quello di più di 100 anni addietro quando a dominare erano squadre provenienti da piccole realtà; eppure questo calcio "antico" ha saputo nel passato e sa anche oggi penetrare a fondo nell'immaginario collettivo al punto da essere oggetto di studio e interesse da parte di addetti ai lavori e appassionati. Mostri sacri del giornalismo come Gianni Brera hanno dedicato tempo e parole a questo argomento: "La regione è di ethos composito... vi sono avversioni municipali che la dicono lunga sul carattere di questi padani. Il calcio offre magnifici pretesti a faide collettive e ricorrenti. Scendere nel campo di questa o quella città significa essere pronti a qualsiasi conseguenza, non escluso il ricovero in ospedale". In sostanza volendo riassumere il tutto si può semplificare dicendo che il gioco nato in terra d'Albione ha attecchito anzitutto a Genova, si è spostato in piazza d'armi a Torino dove sono stati assegnati i primi campionati ed è nel Piemonte orientale dove ha trovato la sua prima declinazione italiana.

 

 

 

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