Se sei scudetti vi sembran pochi

La storia calcistica di Pietro Ferraris racchiusa in queste pagine, scritte da Bruno Casalino e piena di bellissime foto in bianco e nero custodite gelosamente per passione da Riccardo Rivellino, è una testimonianza importante per il mondo del calcio vercellese e nazionale che colma un ingiustificabile vuoto.

Non sono molti i pedatori italiani ad aver vinto così tanto giocando in squadre tanto prestigiose come invece è riuscito a fare Pietro Ferraris. Dopo aver esordito nella Pro Vercelli, ove era ancora freschissimo il ricordo dei sette scudetti, Ferraris è poi passato da Napoli, si è accasato all'Inter, dove ha vinto i suoi primi due campionati italiani, è poi giunto nel Torino, quel Toro che stava per diventare "Grande" non solo per il fatto di essere scomparso a Superga, ma soprattutto per le sue irripetibili vittorie, e ha chiuso la carriera a Novara. Il libro ripercorre tutte queste tappe della vita di Pietro Ferraris e lo fa senza tralasciare il suo vissuto umano, un vissuto in cui il protagonista ha avuto spesso al suo fianco un'altra mitica bianca casacca come Silvio Piola, che quasi come un fratello lo ha accompagnato in molte parti di questo cammino iniziato da bambini e culminato con la vittoria al campionato del mondo giocato in Francia nel 1938. Impreziosisce e di molto il ricordo che ha di lui il presidente dei Veterani della Pro Vercelli Franco Balocco che, ancora giovane promessa in maglia bianca, partecipava ai ritiri pre partita della Pro presso l'Albergo Savoia di viale Garibaldi (gestito da Pietro Ferraris e dalla sua famiglia) : "Non sono certo io che devo esaltare quelle che sono state le sue qualità calcistiche che l'han visto crescere nella Veloces, per poi trasferirsi alla Pro Vercelli e quindi conquistare i grandi palcoscenici nazionali e internazionali con Napoli, Ambrosiana Inter, Torino e soprattutto Nazionale italiana e la conquista della Coppa Rimet nel 1938, fino alla conclusione della sua carriera a Novara... Ferraris mi aveva preso in simpatia. Così con altri tre miei compagni di squadra, in una serata al sabato prima di una partita,  ci fece visitare la cantina dell'albergo ed ebbe il merito di farci accostare ai suoi tesori, a quel nettare li custodito: dei Barbera e dei Barolo che erano uno spettacolo, la fine del mondo".

 

Bruno Casalino e Riccardo Rivellino, Se sei scudetti

vi sembran pochi, ed. Effedì, 134 pag., 2016

 

 

 

 

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